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Critica
In questa pagina troverai tutte le recensioni sulla mia arte, ecco cosa dicono di me questi autorevoli critici e storici dell'Arte
Dott.ssa Federica Pasini
Critico e Storico dell’Arte
L
La Pittura si fa mito
Nel 2007 con il dramma della perdita del padre, Antonella Bonaffini capì immediatamente che per lei il percorso sarebbe diventato estenuante, periglioso, ma si cimentò nei colori e nella vita, aggrappandosi alla pittura e misurandosi con quella follia che vide sempre come una montagna sul punto di franarle accanto: “O arte non venirmi addosso, sei come una montagna pesante, mi schiacci come un moscerino”.
“Ma che dolore sale le mie braccia, reggenti il grave fascio di me”.
Ricordando Alda Merini ci si trova subito a sentire Antonella Bonaffini come sorella della poetessa, situazioni differenti le loro ma unite dal soffio dell’arte. L’aver vissuto un grande dolore e quindi l’averlo nel tempo elaborato, ha sviscerato la creatività dell’artista, dapprincipio con rabbia, allora troviamo l’utilizzo di colori scuri, forgiati con la grazia minuziosa della pazienza, di una rinascita tipica della donna, che con il tempo è riuscita ad utilizzare quello stesso dolore per forgiare un tema. La donna sempre al centro delle opere che presagiscono una vita di introspezione,con quelle mani graziose ed esili,quasi fossero un dono di Dio, preannunciante sapienti e costanti evoluzioni.
I grandi maestri ai quale si avvicina Bonaffini sono Gauguin e il colorato e decorativo Matisse. L’insegnamento di Gauguin sul piano della forma, giunge a spezzare le promesse pittoriche, rifiutando l’analisi delle sensazioni luminose e cromatiche; nei nuovi lavori Gauguin non si preoccupa solo del linguaggio ma si precisa nel tecnico, nella stessa pennellata lunga e in qualche modo già aperta all’astrazione. Osservando intensamente le opere dell’artista, la troviamo ad andare al di là della tela, ispirandosi totalmente all’arte/vita. Gauguin descrivendo le sue opere sembra parlare della nostra artista: la sintesi delle forme e dei colori derivata dal solo elemento della Donna, per Antonella, riprende colori sfavillanti di interni affollati di nuances e schiocchi di frusta che si avviluppano nel suo operato, rendendo l’opera gioiosa, fantasiosa ma soprattutto aprendosi a quella felicità che finalmente Antonella Bonaffini riesce a raggiungere, grazie alla lunga, introspettiva, elaborazione dell’aberrante lutto.
La personificazione maschile dell’inconscio della donna ‘l’animus’ presenta aspetti positivi e negativi; frequentemente assume la forma ricolma e intima di convinzione “sacra”. Sappiamo che il contatto con il mondo in cui risiedono le Essenze ci fa conoscere qualcosa che va al di là del normale ascolto degli esseri umani e ci ricolma di un sentimento di espansione e di grandezza. L’atteggiamento ottimale per esperire l’inconscio profondo non é di eccessiva né di troppa modesta fascinazione, non è di smodata meraviglia né di eccessivo cinismo. Jung chiamava “l’obbligo morale” di esternare ed esprimere quanto si è appreso nella discesa o nell’ascesa al Sé selvaggio”.
Questo “obbligo morale” significa vivere quel che percepiamo, che sia ritrovato nei campi elisi psichici piuttosto che sulle isole morte, nei deserti di ossa della psiche, la superficie della montagna, lo scoglio nel mare, il lussureggiante mondo sotterraneo, e nell'”Es” della nostra artista, vissuto e inglobato con la saggezza del misticismo della conoscenza che è consapevole anche del fatto che “La Que Sabe” soffia su di noi cambiandoci. Il nostro lavoro sta nel mostrare, che proprio su di noi ha soffiato, esprimendo nel mondo di sopra che si è ricevuto dai sogni e dai viaggi di ogni sorta, inglobato nell’Essenza di Noi.
La Loba sta in parallelo ai miti in cui i morti sono riportati in vita, nel mito egizio, Iside compie questo servizio per il mito Osiride che ogni notte viene smembrato dal cattivo fratello Seth. Iside lavora tutte le notti, dall’imbrunire all’alba, per rimettere insieme i pezzi del fratello prima del mattino, altrimenti il sole non sorgerà. Cristo resuscitò Lazzaro, morto da tanto tempo.
Dei fattori inconsci della psiche non ci si accorge all’inizio ma percependoli nel mondo esterno, poiché proiettati sulla natura inanimata. Di conseguenza l’uomo vede le qualità e le caratteristiche umane come se apparissero agli oggetti inanimati. Negli antichi miti dimenticati di un popolo troviamo resti di modi di pensare arcaici e primitivi che nel mondo occidentale sono stati largamente sostituiti dalle culture più sviluppate. Ma non per questo sono stati estinti o hanno perduto il loro significato, come dimostrato dal fatto che oggi riappaiono dall’inconscio in sogni e fantasie, le stesse che vive la nostra artista quotidianamente, e con le quali, in travagliato silenzio lotta continuamente.
La comprensione di queste lotte rende chiara la differenza tra maschile e femminile, una differenza che ha molto bisogno di essere ristabilita, oggi che molte donne sono mascolinizzate e molti uomini effeminati. Nell’arte sia moderna che classica,la luna ha rappresentato la Divinità della Donna, il principio femminile, così come il sole simbolizzava il principio maschile. Per l’uomo primitivo, per il poeta, per l’artista e per il sognatore di oggi, il sole è maschile e la luna è femminile.
Torniamo quindi nuovamente in una mente antica, all’antica differenziazione di maschio e femmina che nasce dalle profondità dell’inconscio,sotto forma di simboli alla quale l’eterna realtà dell’Essere, regola il giorno della ragione,dell’intelletto e della piccola luce,che governa la notte dell’istinto e le oscure percezioni dell’intuitivo mondo interiore. Ed in Antonella Bonaffini vi è tutto questo.
Dott.ssa Federica Pasini
Prof. Alberto D’Atanasio
Docente MIUR dell’Arte ed Estetica dei Linguaggi Visivi
Accademia Santa Giulia di Brescia
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Artista Antonella Bonaffini
Se il termine espressionismo indica, in senso molto generale, un’arte dove prevale la deformazione di alcuni aspetti della realtà, così da accentuarne i valori emozionali ed espressivi, allora in tal senso, il termine espressionismo prende una valenza molto universale. Al pari del termine “classico”, che esprime sempre il concetto di misura e armonia, o di “barocco”, che caratterizza ogni manifestazione legata al fantasioso o all’irregolare, il termine “espressionismo” è sinonimo di deformazione. Ma nel suo specifico filosofico estetico l’espressionismo si poneva, e si pone, come antitesi all’essenza che ha motivato l’impressionismo. Se per Monet, Renoir e Pisarro il moto che permetteva la scintilla dell’ispirazione era dall’esterno verso l’interno, natura – coscienza dell’artista, per gli artisti espressionisti , in particolar modo Vlaminck, Derain, Kirchner e le prime opere ritrattistiche di Matisse, quel moto così ineffabile e intenso era opposto, cioè dall’interno, dalla coscienza, dall’anima, verso l’esterno, ovvero il supporto dove la pittura diveniva colore, forma, segno.
E’ da qui che ha genesi il pensiero estetico che permette di comprendere il fare arte di Antonella Bonaffini, le sue opere sono il volto, la forma, la voce, la poesia della sua anima che diviene immagine e quindi visibile tutti. Quest’artista ha una capacità particolare, molto rara negli artisti, quella di usare tinte e forme che si dipanano sul supporto, sembra quasi che l’artista abbia dovuto fermare l’ispirazione prima che il tempo se la prendesse per relegarla nell’oblio.
Nelle sue opere tutto sembra in divenire. Crono ha permesso che la clessidra si fermasse perché verità e bellezza potessero avere la meglio su discordia e inganno e la gioia potesse entrare nel palcoscenico della vita. In ogni sua opera si esplicita palesemente la parafrasi del quadro di Agnolo Bronzino, Allegoria del trionfo di Venere, collocabile nella produzione ante il 1550. Ogni sua opera è sintesi di un concetto che è più poetico che figurativo, Perché ciò che, in effetti, muove lo spirito artistico della Bonaffini, non è soltanto quello del pittore ma anche quello del poeta.
La poesia è un altro aspetto fondamentale per avere percezione del pensiero Estetico di quest’artista.
Nelle sue liriche ci sono descritte in poesia le immagini che poi compone su tela. E’ soffio, è incanto del verbo che diviene colore, immagine, figura. E’ qui che appare poetico il suo armonizzare i colori, la sua pennellata a tratti sfuggente, in altri corposa quasi che il pensiero divenuto colore voglia per mano dell’artista urlare la sua presenza o cantare la sua compagnia. Come un esploratore che usa per orientarsi invece che bussola e sestante, il pennello e la penna, il suo stile e la cifra non sempre appare omogenea ed è in questo l’incanto di una donna che nel suo femminile si trova in un incanto che a lei appare sacro e quindi ogni volta contempla la novità dell’esplorazione e della scoperta. D’altra parte anche in Matisse o Derainè evidente lo stesso particolare. Antonella Bonaffini è come quei clown che lei stessa ritrae, un clown che riesce a stupire e ricolma l’animo di bellezza dopo le immagini impresse dagli acrobati e dalle fiere domate. In alcune sue opere, in particolare nei volti, che ricordano quelli di Amedeo Modigliani il quale si suggestionò dello stesso cosmo manierista, si riscopre nei toni e nella composizione la parafrasi di un brano di Emily Dickinson, il n°249 della numerazione Johnson, soprattutto in questo passaggio: “Futili – i venti – Per un Cuore in porto – Via il Compasso – Via la Mappa! Vogare nell’Eden – Ah, il Mare!”
Prof. Alberto D’Atanasio
Marco Grilli
Critico e storico dell'Arte
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Artista Antonella Bonaffini
Con grande umiltà, in punta di piedi Antonella Bonaffini si presenta alla sua Città con un bagaglio carico di esperienza, professionalità e sapienza nella creazione di opere d’arte degne dei migliori Maestri d’arte a noi contemporanei. “Ad un passo da me” è la sua ultima grande fatica che le permette di indagare a fondo quella che è la sua produzione materica fatta di emozioni, sentimenti, valori: con questa mostra la Bonaffini riesce a portare avanti con significativi risultati la sua costante ricerca interiore e personale. Consapevole di sé e delle sue potenzialità ella concepisce la vita come un puzzle ove ogni esperienza contribuisce al raggiungimento del suo scopo finale: completare il puzzle della vita che, in fondo, sa non potrà mai dirsi completamente concluso, in quanto in costante evoluzione. I suoi quadri vedono rappresentazioni paesaggistiche che si interfacciano con presenze umane, spesso ritratte con gli occhi chiusi non per incapacità artistica o espressiva ma per volontà emotiva: gli occhi chiusi impediscono ai suoi protagonisti di vedere il male del Mondo, di rifuggirlo scacciandolo in quello dei sogni da dimenticare. Come in un viaggio onirico la bambina che è in Antonella percorre da sola i suoi quadri, insinuandosi all’interno di foreste scure, rischiarate da un raggio di sole: solo con gli occhi dei bambini il Mondo può apparire più bello e spensierato. Il suo animo romantico penetra il suo pennello che scorre leggiadro sulla tela dove la sua geniale intuizione prende forma, rendendo visibile l’invisibile, tangibile i sentimenti e le passioni dell’animo umano. Antonella Bonaffini si presenta a voi con profonda riconoscenza per la sua terra natale, sempre presente nei suoi ricordi così come nel suo animo gentile e generoso, felicemente espresso in ogni suo capolavoro. Onore all’arte e ai suoi rappresentanti; onore ad Antonella Bonaffini.